Pagina:Nodier - Racconti Fantastici, 1890.djvu/78

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l’aria della vita attraverso la polvere delle rovine, il fumo delle fiamme, l’umidità delle catacombe, il soffio velenoso della morte... e tutti i demoni della notte gridano, fischiano, urlano o ruggiscono al tuo orecchio spaventato: tu non respiri più!

E mentre camminavo, un insetto mille volte più piccolo di quello che intacca con debole dente il tessuto delicato delle foglie di rosa, un atomo disgraziato che passa mille anni prima di segnare uno de’ suoi passi sulla sfera universale del cieli; la cui materia è mille volte più dura del diamante... Esso pure camminava e camminava; e la traccia ostinata de’ suoi piedi infingardi aveva diviso questo globo imperituro fino al suo asse. Dopo aver percorso così, tanto il nostro slancio era rapido, una distanza per la quale il linguaggio dell’uomo non ha termini di comparazione, vidi sorgere dalla bocca d’uno spiraglio vicino a noi quanto la più lontana delle stelle qualche tratto di bianca luce. Piena di speranza, Meroe si slanciò ed io la seguii trascinato da una potenza invincibile; e d’altronde il cammino del ritorno cancellato come il nulla, infinito come l’eternità, si chiudeva dietro di me in modo impenetrabile al coraggio e alla pazienza dell’uomo.

V’era già tra Larissa e noi tutti gli avanzi dei mondi innumerevoli che han preceduto questo nei saggi della creazione, dal cominciamento de’ tempi; e il più gran numero dei quali lo sorpassa in immensità almeno di quanto egli stesso eccede colla sua estensione prodigiosa il nido invisibile del moscerino. La porta sepolcrale che ci ricevette o piuttosto che ne aspirò all’uscir di questa voragine, s’apriva su una pianura senza orizzonte che mai nulla produsse. Vi si distingueva appena in un angolo lontano del cielo il contorno indeciso di un astro immobile ed oscuro: più immobile dell’aria, più oscuro delle tenebre regnanti in questo soggiorno di desolazione. Era il cadavere del più antico de’ soli giacente nel fondo cupo del firmamento, come un battello sommerso sur un lago ingrossato dallo squagliarsi delle nevi. La luce pallida che colpiva i miei occhi non originava da lui. Si sarebbe detto che essa non aveva alcuna origine e che non era che un colore speciale della notte a meno che non la risultasse dall’incendio di qualche mondo lontano e la cui cenere bruciasse ancora. Allora, lo crederesti? vennero tutte le streghe di Tessaglia, scortate da questi nani della terra che lavorano nelle miniere e hanno il volto come il rame, e i capelli azzurri come l’argento nella fornace, scortate da salamandre dalle lunghe braccia, dalla coda piatta come un remo, dai colori sconosciuti, che scendono vive ed agili dal mezzo delle fiamme, come lucertole nere attraverso una polvere di fuoco;