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PAOLO GIOVIO

Paolo Giovio, fratello a Benedetto, nacque nel 1484; una onorata invidia lo spronò sulle orme del fratello, sotto il quale presi i primi dirozzamenti degli studi d’umanità, seguì a erudirsi a Pavia, a Padova ed a Milano, finchè venne laureato in medicina. Portossi giovanetto ancora a Roma, in favore a Leone X, e si rese sacerdote, indi da Clemente VII fu creato vescovo di Nocera. Visse carissimo ai monarchi ed ai grandi, ma sopra tutti lo ebbe accetto il subdolo Cosimo de’ Medici, granduca di Toscana, presso il quale passò l’ultimo biennio di sua vita. Morì nel 1552, d’anni settantanove, e fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo in Firenze. Dettò opere moltissime ed anche pregiate, ma la più ammirabile è la Storia de’ suoi tempi, che abbracciò in quarantacinque libri dal 1494 fino al 1547. — Bello, splendido ingegno, amantissimo delle lettere, d’erudizione s’altri mai vastissima. — Invidioso ed invidiato. Ambì le ricchezze e la lode, ma care le pagò, essendosi menomata la sua celebrità. Il Giovio è veritiero quanto ai fatti, ma nelle deduzioni segue l’impulso, vario, secondo i tempi, del suo cuore, e oggi loda quell’individuo stesso che biasima domani. — E noi Comaschi dobbiamo dolerci altamente di lui, perchè non abbia consacrato all’infamia quell’inverecondo marchese di Pescara che contro i patti lasciò che Como nel 1521 fosse messa orribilmente a sacco. — Eppure il volpone del Pescara, non pensando che la storia dà unicuique suum, versava lagrime, nel mentre eravamo noi spogliati e uccisi. Lo storico che non si accende in nobilissimo sdegno contro i fatti vili e le prepotenze, abbia