Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/113

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un Console, o Duce: perchè si trova nelle antiche scrit-

    guitò pur sempre a deprimerlo e ad impedire. Quando per la più parte della penisola si abbassavano i signori e i baroni, qui le cose furon diverse, e la feudalità ne fu a quando a quando rinvigorita e cresciuta.
       Questa mala composizione del novello popolo, questa interminata depressione delle medie classi han dunque avuto larghissimo effetto nella letteratura, e datole propria complessione e sembianza. La lingua che si parlava non ne potè esser pulita e ravvicinata alla comune d’Italia, e questa, dopo il suo fuggevole apparire in Sicilia e in Puglia, non ne potè avere altro avanzamento o farsene connaturale, e si rimase meramente letteraria e imitativa. Per la quali cagione e per altra del grande accrescimento degli studi legali e della dignità e preminenza a cui pervenne la Chiesa sotto ai Principi guelfi di casa d’Angiò, la lingua latina ne acquistò largo impero, e penetrò a suo modo tuttaquanta la letteratura. Ancora, le opere in cui lo spontaneo e giovane pensiero è poco men che tutto o gran parte, e che più son vivificate dalle passioni e informate dal comun vivere, o tra noi non apparvero o pure ebber poco pregio e nissun valore. Onde la nostra letteratura, che per altro ha dovizia di tutto che le più generali condizioni del medio evo dovean partorire, quasi affatto manca di quella tal pompa di gioventù e del giocondo spirito di vita nuova e franca, che più che in altre si mostra nelle toscane lettere. Spogliatone ogni giocondità e perdutone ogni lume di poesia, fecesi austera e gravissima, che non par nata in sì fervida gente, e fra tanta lieta bellezza di cielo, di campi, di marine. Ma se questa gioconda e vivace parte delle lettere è poco o nulla, tutta quella a cui basta vigoroso e solitario intelletto, assidua fatica virtù, inventiva, è ricca e maravigliosa. Pochi sono e mediocri gli scritti cui fa mestieri del soldato, del mercatante, del cittadino; ma tutti quegli altri cui basta il giureconsulto o il chierico, la meditazione individuale o la pace del chiostro, son molti ed eccellenti. L’operosità è stata sempre bisogno vivissimo ai napolitani intelletti; e non si è potuto mai tanto impedirli, che qualche gloriosa via non restasse loro, e qualche splendida forma.
       Nel regno di Federico II così comincia per Napoli la dignità ci-