Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/122

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molte antiche scritture si trovano col nome di Consoli. La

       Segregati così i Napolitani, diedero di sè uno spettacolo pietoso a un tempo e nobilissimo: tutto un ingegnoso popolo abbandonato alle proprie forze e rudemente impedito, e che pur non si lascia impigrire e per ogni verso rilevasi e infaticabilmente si adopera. Maravigliosa è per ricchezza e varietà quella letteratura, e se ne può argomentare che vigore e fecondità sia nell’ingegno dei nostri, se in così malvagia condizione tanto operarono. Non pensate, che nata com’ella è in basso stato, ne sia però snervata e fiacca; perchè anzi è generalmente grave e profonda, e dà bene a divedere una gente concentrata dalle sventure, non abbattuta, e un pensier forte e tenace. Neanche i nobili affetti sonosi potuti allora spegnere dalla corruzione e dalla vile apatia che tutto intorno andavasi insinuando. La patria, diventata provincia di lontano regno, certo era miserabilmente scaduta: eppure da un’amoroso ricercare nelle sue memorie, da un frequente descriverla e magnificarla, e dalle calde scritture giurisdizionali, chiaro si può vedere che i suoi figliuoli noa però l’aveano obbliata, ed anzi molto l’amavano.
       Ma la perdita di ogni civil pregio, la ognor crescente decomposizion dello stato sempreppiù gli scongiunsero e disfratellarono. Di più le dette cause ed altre ancora, valendo a indugiar gli studi e ì mediocri intelletti, e non bastando a comprimere i grandi nè potendo togliere ogni comunicazione con gli stranieri, fecero si che nella letteratura, come nella vita, fosse una disparità grande e una sconcordia non mai più veduta: di che, oltre alla parte toscana e comune a tutta Italia, vi si posson vedere distintissime tre altre native parti, l’una cioè tutta schiva per decrepitezza ed immobile l’altra, vigorosa per gioventù, novatrice e violenta; e infine la terza, che è nella giurisprudenza, uscita dalle nostre condizioni morali o civili, e tutta in sè chiusa e noncurante. Direte che, per esser quello un tempo di fermento, di lotta, come nelle civili società così nelle letterature si possono ritrovare que’ tre elementi; ma in niuna, come nella nostra, stannosi così sceverati o sì fieramente in lotta fra loro. Intanto che i più giacciono addormentati nelle vecchie e autorevoli dottrine, molti grandi intelletti precorrono di troppo, e poco giova; e fra tutti manca