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Nell’anno poscia 1127 terminò l’antico governo demo-

    cende delle nazioni l’idea, la legge, la comune natura, e contrappose a un ordine di fatti un ordine d’idee, ponendo tra quelli e queste, come derivanti dal fonte medesimo, ch’è la mente umana, armonica corrispondenza. In vero, più che all’umanità, e guardò alle nazioni, e troppo esclusivamente ebbe a scorta le romane istorie, come fé il Macchiavelli e gli altri del cinquecento. Ad ogni modo, lasciando stare gli smisurati passi che fe’ dare alla critica storica, sol l’aver pensato a questa rispondenza anzi identità della umanità e della storia, l’aver per essa innalzato un profondo e ingegnoso sistema, è tale e sì gran vanto, che meritamente e’ vien posto tra’ più possenti e originali intelletti di che si onori l’Italia, anzi le moderne civili nazioni.
       Nel secolo decimosesto, e spezialmente presso al suo termine, furono molti valenti matematici, ma tutti voglionsi considerare come continuatori degli antichi, o che gli esposero e tradussero, o che cercarono di porre insieme e alcuna volta dì compiere le antiche dottrine. Solo forse è da eccettuar Luca Valerio, morto il 1618, che in un’opera sul centro di gravità de’ solidi recò la geometria di là da’ termini degli antichi, e ne fu detto dal Galilei novello Archimede. Del rimanente, più che nelle matematiche pure, i nostri ebber grido nell’astronomia, ed a Luigi Lilio le civili nazioni son debitrici dell’ingegnosa riforma gregoriana del calendario, quasichè il pensiero de’ nostri, eziandio nelle scienze che eglino sono stati men grandi, dovesse per qualsisia modo lasciar vestigio. Per il secento è a ricordare che, quando la moderna analisi era poco men che negletta in Italia, due nostri concittadini vi si esercitaron con frutto, e la promossero con opere lodatissime: senzachè, fu più grande il numero e la valentia de’ nostri matematici, e con novissime applicazioni e con belle scoperte, non pochi si segnalarono. In un libro sulle comete Gian-Camillo Glorioso avanzò tutti i contemporanei, fino il Galilei, sostenendo quelle esser corpi di assiduo moto, e investigando sulle orbite loro; Francesco Fontana, perfezionato il telescopio, scoperse altre stelle tra le nebulose e le pleiadi, e nella via lattea; e Giovanni Alfonso-Borelli, geometra, astronomo e fisico valentissimo, soggettando la natura al calcolo, il primo applicò a’ corpi animati la geometria