Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/141

Da Wikisource.

— 143 —

Questa, conoscendosi impotente a contrastare ad un ne-

    costò al Locke, fu da prima un largo ecclettsmo, in cui mal soverchia la parte dommatica e idealistica accanto a una psicologia poco men che empirica e fisiologica. Una grande e fioritissima scuola lasciò il Genovesi alla sua morte nel 1760, ma intanto con le opinioni politiche ci veniano di Francia le dottrine filosofiche del Condillac. Per lo spirilo pratico che comunalmente signoreggiava e che le facea considerare sol come base e principio, da non si poter altramenti discutere per la fretta dell’applicare, quasi che tutti le abbracciarono, sì veramente che non si trascorse a conseguenze immorali, e non ne fu oppressa la ingenita filosofia, la quale nella storia volle aiutarsi del Vico e de’ greci, e nell’estetica non fe’ mala pruova, sebben guasta e disviata dalla straniera.
       Ed eccoci alle scienze sociali, nelle quali, sotto Re Carlo e Ferdinando, gl’intelletti e le penne de’ nostri con assai zelo e ardenza si esercitarono. E s’ha a dire con singolar valore e attitudine, spezialmente per la scientifica e pronta estimazione de’ fatti. Le opere loro furon senza numero, e tanto per ciò che spetta alle più generali considerazioni su’ civili istituti e sulla storia, che per ciò che riguarda questa o quella istituzione, e tale o tal altro avvenimento. Ma dividiamo i politici propriamente detti dagli economisti. De’ primi parecchi si diedero a tradur le opere degli stranieri, e a ristampar quelle degli Italiani o a farvi note comenti: ma di questi e di taluni altri, che riprodussero appunto o con poche mutazioni gli altrui pensieri, non diremo altramenti. Or nei nostri scritti è una tale simiglianza e quasi una cera di famiglia, per la lor dipendenza, più o meno che sia, dalle straniere dottrine, pel rispetto che hanno a’ principii morali, per un grande amore all’umanità congiunto al desiderio, non di sovvertirci, ma di pacifiche e legislative riforme che il Principe, non altri, avesse a compiere. Pur tuttavolta non costituiscon propriamente una scuola, non si potendo legarli a un antico e natio processo scientifico, e molto meno a comun sistema. Senza che, alcuni scrivono per fin dì riforme, e solo aiutansi della scienza per darne valore e dignità a’ lor ragionamenti; ed altri, nulla perdendo del lor pratico pregio, son più teorici e speculativi. Onde viene che in quelli è più manifesto il difetto di supreme teoriche a cui ciascu-