Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/204

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ed ognuno di questi in ogn’anno elegge un Cavaliere col nome d’Eletto al governo dell’annona.

    udì esser morto il fanciullo, e lo zio s’intitolò Re. Quando fu smentita la novella, Manfredi non ebbe buona congiuntura di deporre il titolo, per cagione che le province erano in sul ribellare, i Guelfi troppi, implacati gli odi contro il nome tedesco, e pochi gli anni del nipote. Ciò scrisse all’Imperatrice, ed in pari tempo si adoperava col Pontefice, perchè non volesse privar la casa di Svevia della corona delle Sicilie. La morte avendo in brevissimo tempo colpito presso che tutti gl’individui della famiglia Imperiale, fu cagione che risorgesse poderosa la parte de’ Guelfi in Italia. I quali non si facendo fallire la ventura propizia, avevan levato a rumore quasi tutte le nostre province, ostinandosi che un Principe latino togliesse il luogo delle genti germaniche. Innocenzo IV aveva offerto il reame a Luigi di Francia, ma il virtuosissimo Re si trovava felice di combattere per l’acquisto del Santo Sepolcro: proponeva la stessa corona a Riccardo, fratello del Re d’Inghilterra; ma questi non volea offendere i suoi congiunti di Svevia. Carlo d’Angiò, saputo di tali pratiche, faceva innanzi la sua persona, quando già il Pontefice, traendosi da’ patti onde entrava con Edmondo, figliuol d’Arrigo il britanno, conduceva un esercito verso ì confini del reame. Manfredi sentiva di che danno fosse alla sua stirpe il risoluto procedere dei guelfi; onde, come seppe del Pontefice già innoltrato in Campania, corse tosto all’obbedienza di lui, ed al passaggio del Garigliano gli teneva la staffa, sopportando con rara fortezza i dileggiamenti dei suoi nemici; perchè Innocenzo, lodatosi sommamente del Re, lo ricevette in sua grazia ed in quella della Sede Apostolica, ponendo in dimenticanza ogni offesa.
       Ciò non di meno per molte cagioni si riaccese e continuò la guerra durante i ponteficati di Alessandro IV, Urbano IV e Clemente IV; nella quale, commossi una volta gli animi dalle scambievoli offese, seguirono molti scandali, s’incorse in lagrimevoli traviamenti, e si venne a tale in Benevento, che nell’ultimo venerdì di febbraio dell’anno 1263 Manfredi, avendo adoperato invano tutti gli sforzi del suo valore contro le armi di Carlo d’Angiò, investito da Clemente IV del reame di Napoli, essendo abbandonato da quelli tra’ suoi ne’ quali meglio confidava, e ormai non più bastando a