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Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/285

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tro per passare in Roma ed evangelizzare, osserrando Napoli città così bella ed amena; e sopratulto gli abitanti docili

    Adriano pur ristaurato, per farvi annoverare e situare il suo favorito Inter Deos Consentes, figurato nelle monete sotto le spezie di Bacco, Mercurio, Apollo e Pane. E siccome il Panteon di Roma, opera di Agrippa, per concessione dell’Imperator Foca a Papa Bonifacio IV, fu sacro a tutti i Santi ed alla gran Madre di Dio; così il nostro Napolitano fu rinnaugurato a S. Giovanni detto il Maggiore, utpote qui inter natos mulierum non surrexit major. (Matlh. II.) Questa Fratria, come di tutte la più recente, non può appartenere alle antiche Attico-Napoletane, bensì dev’essere considerata soprannumeraria o surrogata per volere dell’Imperadore, che tanto l’onorò e la protesse!
       10. Degli Eunostidi — Dallo stesso marmo riportato dal Fabretti abbiam veduto che, questa Fratria adorava Eunosto, dio della modestia e della temperanza. Ma la conferma di ciò sta nell’iscrizione che leggesi nell’altra faccia del medesimo sasso, cioè:

    P. Sufenati P. F.

    Pal. Severo Semproniano

    Decuriali Scribarum Aedilium Curialium

    Fratriarcho Neapoli Eunostidon

    Decurioni Et Sacerdoti Apollinis Albani

    Longani Bovillenses

    Ob Merita Sufenatis Hermetis

    Patris Ejus L. D. D. D.


       Credevasi Eunosto nato in Tanagra della Beozia, dove gli fu eretto un tempio, nel quale, secondo Plutarco, non era permesso alle donne di mettere il piede. Corrispose presso a poco all’Ercole Tirio adorato in Gades come protettore della pudicizia, e perciò fu detto il Casto. La poetessa Mirti, l’emula famosa del gran Pindaro volle decantarlo; la Grecia per ogni dove ammirollo, e l’ebbe per uno specchio di virtù. E noi ci compiacciamo anzi ammirar dobbiamo il saviissimo pensare de’ nostri maggiori che un culto sì degno vollero ammettere a propagare.
       Dovendo questi Fratori tenersi lontani dal muliebre consorzio;