Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/54

Da Wikisource.

— 56 —

che li forma davanti una gran conca, coronata di fertili

    in che fu travolta per le armi alemanne, francesi e spagnuole, dappoi in qua che andò ornata del nome di metropoli di fiorente monarchia, debbonsi tenere principal cagione operatrice del suo ingrandimento; a cui è mestieri che aggiungi la celebrità del fertilissimo territorio, che a se chiamò gli abitanti di prossime e lontane contrade; le spaventevoli eruzioni del Vesuvio, onde qui trassero altre genti, come in regione più remota dal pericolo; e da ultimo le vicende geologiche e fisiche onde il mare, ritirandosi sempre, aggiunse man mano nuova spiaggia al lido.
       Si attribuisce ad Augusto la prima ristorazione delle mura napolitane; per le opere di cui è da credere che la città si fosse allargata alcun poco verso oriente; imperciocchè ne’ tempi prossimamente posteriori a quel principe troviamo Porta-nolana, mutato il nome in Ercolanense, addossata alla bassa collinetta di Soprammuro, a ponente della Ss. Annunciata, Colui dell’ultimo triumvirato che più prudente non si lasciò fuggire la sua reggia fortuna, narra Dion Cassio, che assai benignamente ci ebbe portato in cuore per tutta la sua vita, tra perchè con grandissima fede accogliemmo i Liparoti che volle ricoverar presso di noi; e perchè lo ricolmammo di onori quando si piacque d’intertenersi ai nostri giuochi quinquennali. Così furono riparati i danni sofferti nel secondo assedio di che Annibale ci strinse l’anno 538 di Roma: ed il benefizio del primo Cesare è ricordato nell’epigrafe appunto riportata dal Celano.
       Ma volendo stare alle parole di quel marmo che fu a caso rinvenuto sotto le fondamenta della chiesa di S. Giacomo degli Italiani all’Ormo, pare che egli sia caduto in equivoco; perciocchè quando dagli antichi si nomina Cesare, senz’altro nome, s’intende Giulio Cesare fondaior del Romano Imperio dopo la caduta della repubblica, da cui presero i suoi successori il soprannome di Cesare. Egli fu spento, com’è notissimo, in senato negli anni di Roma 709, cioè 43 anni prima di nostra salute. Ottaviano suo successore, e per l’adozione fattagli dal zio si diceva Divi F. cioè Filius. Nell’anno di Roma 726 ebbe il titolo d’Augusto, come in detta iscrizione si legge; la quale essendosi fatta nella trentaduesima podestà tribunizia di Ottaviano, corrisponde all’anno 763 di Roma ed al-