Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/69

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Non sono però strelle tanto, che non vi possano adag-

    viron di piazze, come noi diciamo qualunque luogo dove si va a far le spese cotidiane de’commeslibìli. E quì buccieri, beccai, pescivendoli, erbaroli, ed ogni generazione di venditori, sotto tende, ombrelle, incerali vecchi, baracche, e mille ingombri laceri e sudici serravano, infestavano la strada, rotta da lor congegni per metter su bottega, allagata dalle acque fetenti de’ lor mestieri; e guai a colui che sì fosse lamentato di quelle sozzure! La lunga via della marina in peggiori condizioni; senza lastre vulcaniche, nè mattoni in taglio, il suo era quel poco di suolo di rena seminato tutto di ciottoli, che il mare abbondantemente lasciava a misura che ritiravasi indietro, e v’era in siti dove le onde battevano con gravi danni al basamento delle case; ed il sentiero trovavasi guasto, affondato, lurido per acque stagnanti e per gli sbocchi de’corsi neri; sì che tutta la corda che dal Molo-piccolo correva al Vado (guado) del Carmine non si poteva senza pericolo praticare. Questa era ja città sin presso il 1734.
       Opere Borboniche — Ritornata questa bella contrada a metropoli delle due Sicilie, sì alzò dalle vilezze vicereali al decoro del tempo passato. Parve splendere novellamente i giorni di Roberto e di Alfonso, ed i baroni rivenuti in corte, cinsero la reggia ed i prossimi luoghi di grandi palagi, i quali se non ritraggono della virginità dì forme del 500, tra gli arbitrî ed i capricci attestano alcun che di maestoso ed ornato, sicchè ben discerni la casa dell’artigiano e del mercatante, da quella del reggente di Vicaria e del nobil signore; al che oggidì pare che gli architetti, contravvenendo a’ fini dell’arte, non più pongano mente. Fu quella un’era operosa di costrutture, ed il Re edificava agli Studi, a Capodimonte, a S. Giovanniello, al ponte della Maddalena, e fosse stato in piacer di Dio, che la stupenda opera di Caserta avesse murato in alcuna piazza di Napoli.
       La via maggiore che fu ampliata ed abbellita da Carlo è quella della Marina, ed i lavori più dispendiosi e durevoli furono al Molo nel 1743. Quell’ala di fabbrica che dal faro va spiccata ad oriente per trecento e più palmi, e termina in un bene architettato fortino, colla pìccola lanterna a levante della calata, o, come qui dicono caricatoio, di opera di mattoni e piperno, son costruzioni caroline,