Pagina:Notizie storiche delle maioliche di Castelli e dei pittori che le illustrarono.djvu/43

Da Wikisource.

33

s’intertenne, per compiere molti lavori di terra invetriata, che furono posti nel cortile del R. Palazzo di Poggioreale. Per quante investigazioni io abbia fatte, non ho trovato scritta sulla maiolica castellana epoca più antica di quella segnata in una mattonella ch’io posseggo, nella quale così si legge:

fecit. hoc.

titvs. pon.

pei. m. d. xvi.

Quest’epoca è di pochi anni a noi più vicina di quella che il Passeri trovò segnata sulla maiolica pesarese.

Mentre le fabbriche di Pisa, di Urbino, di Castel Durante, di Pesaro, di Faenza e di altri luoghi vicini, mercè la protezione de’ loro Principi, venivano in gran fama per le stupende opere che da esse uscivano; quelle del nostro umile paese invece di vilmente sconfidare, si diedero con tutto l’animo ad emulare l’eccellenza dell’arte, cui le predette città erano giunte. E tante gloriose fatiche non rimasero senza frutto; chè si videro avvantaggiare siffattamente, che i suoi lavori sostener potettero il paragone delle maioliche più nominale. Di che ne fa certa testimonianza Antonio Beuter, che scrivendo delle cose di Spagna verso il 1540, dopo aver lodato a cielo i vasi di parecchie fabbriche della sua nazione, conchiude con queste parole: «Corebo, che, secondo Plinio, fu l’inventore di lavorar la creta, in Atena, non li fece migliori, nè furono di più valore i

5