Pagina:Notizie storiche delle maioliche di Castelli e dei pittori che le illustrarono.djvu/54

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testa e le mani. Da ultimo non si dee porre in dimenticanza Raffaele Fuina, il quale quantunque morisse troppo immaturamente, son circa cinquant’anni, pure è ancora vivo il desiderio di lui per la sua valentia nel modellare, come ne fa fede il S. Rocco che lasciò in ricordo alla sua patria.

In questa terra ferace di nobili ingegni non mancano al presente giovinetti, che educati all’arte del disegno, riuscirebbero valenti ne’ lavori di plastica. Ci ha qualcuno che, ignorante affatto delle regole di proporzione, lavora con pochi errori: e, che sommamente importa, sa dare alla creta l’espressione e la vita, in che sta appunto il più gran secreto dell’arte, che non s’impara, ma la natura istessa rivela a pochissimi.

Abbiamo parlato abbastanza della plastica; veniamo ora a toccare degli altri lavoro usciti da queste officine. Negli antichi tempi erano assai lodate le nostre anfore, delle quali talune se ne rinvengono di straordinaria grandezza. Quando s’incominciò ad usare lo smalto, si fecero certe scodelle smaltate e variamente colorate, da servire, come si è detto avanti, per ornamento delle facciate delle Chiese, e dei campanili. Appresso si lavorarono pavimenti di maiolica bellissimi, e ne fanno testimonianza quelli che ancora rimangono; fra’ quali ce ne ha certi composti di pezza di vari forma congiunti insieme con molto artificio. In tempi a noi più vicini i Castellani si resero così obbedienti alla mano la creta, che la condussero a qualunque difficile lavoro. Fecero cornici per quadri, lucerne e candellieri, scatole da tabacco, vasi per farmacie, piatti d’ogni grandezza, in-