Pagina:Notizie storiche delle maioliche di Castelli e dei pittori che le illustrarono.djvu/68

Da Wikisource.

58

te sfumate, che sembrano tondeggianti e rilevate. Molta varietà osservasi negli scorci, grande proprietà e sceltezza nei volti, espressione e grazia negli atteggiamenti. Se non che peccano non di rado per le attitudini troppo risentite, per le forme alquanto grosse, e per quella maniera troppo studiata nel gettare i panni; il che li fa cadere di leggieri nell’artificioso e nell’ammanierato. Ma questi falli sono piuttosto da attribuire al secolo guasto in cui vissero, che troppo si allontanò dalla via insegnata dagli antichi maestri.

Allegorie e favole. Chi si fa a considerare quanto quella misera età fu vaga delle allegorie e delle favole, non è preso da meraviglia in vedere la maggior parte delle nostre maioliche piene di siffatti argomenti: i quali la fantasia ingombrando, diceva il Giordani, e lasciano il cuore di affetti alla patria utili, voto e freddo.

Battaglie e cacce. Questi subbietti furono trattati molto volentieri da’ nostri artisti, in ispezialtà da coloro che dipingevano nel secolo XVII. Un fatto d’armi, figurato in un piatto di Castelli, è stato descritto dall’egregio sig. Giacomo Racioppi con le seguenti parole. «Ecco episodi di battaglia, gruppo di cavalli e cavalieri accennato con franchezza magistrale, unico e vario senza confusione, vivo così che quasi sentite l’urto e la foga dell’azione. Era senza dubbio codesta una tenzone di quattro cavalieri; or due di essi son tratti giù di arcione squilibrati e rovesci sotto gli abbattuti cavalli; l’altro fu testè sbalzato supino dalla lancia dell’avversario, e il suo cavallo rizzando la criniera e nitrendo,