Pagina:Novelle (Vettori).djvu/14

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10 novella seconda

co, ed allora Tiberio che lo vide impegnato, d’uno spunzone che aveva in mano nella coscia destra gli diede, e lasciollo in preda al porco, il quale trovandolo debole per la gran ferita, poco penò a strenarlo del tutto. Era già notte: suonasi a raccolta, e Giulio non torna. Tiberio mostra averne gran passione, pure dopo che i compagni ebbero cerco gran pezzo di notte, lo trovarono morto, e credettero fosse stato ucciso dal cinghiale. La nuova venne in Verona, e ciascuno universalmente ne fu dolente, ma sopra ogni altro la misera Lucrezia sua donna, la quale sparse assai lagrime e grida sopra il corpo del morto marito; e poichè furono fatte l’esequie nè dì nè notte cessava di piangere ed affliggersi. Tiberio in capo di otto giorni quando pensò che il dolore fosse alquanto mitigato, come amico del marito l’andò a visitare; e trovando la donna altrimenti disposta da quel che pensava, non usò altre parole che generali e consolatorie. Adoperò ben dipoi certa donna per la quale fece intendere alla Lucrezia che un gentiluomo l’amava, tacendo il nome; ma la Lucrezia con detta donna si scandalizò, e la minacciò assai. Era Giulio d’un mese morto, e fatte tutte le cerimonie che s’usano fare in simili casi, quando una notte alla Lucrezia che dormiva apparve ferito e tutto