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Pagina:Novelle (Vettori).djvu/17

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novella terza 13

le cave dell’argento, stimando finirli meglio, e lasciò l’Angiola che vendesse gli altri e stesse con Nicodemo, come faceva prima. La quale, parendole che la fortuna l’aiutasse, cominciò con destro modo a lodare Vulgam alla Ferretta, e dirle che s’era bene avvista che Nicodemo aveva qualche pratica d’altra donna, e che si maravigliava che avendo occasione di godere sì bel giovane non la pigliasse, e che se ella fosse amata da lui non indugerebbe troppo a contentarlo. E tanto infiammò con queste ed altre parole l’animo della Ferretta, che si dispose a far piacere a Vulgam; ma rimase che l’Angiola pensasse al modo. La quale andò subito a trovare il giovane che molto bene parlava italiano, e compose seco che la sera a notte venisse, e che lo metterebbe in camera sua a dormire colla Ferretta. Nicodemo, sendo del mese di Ottobre usava ogni sera aver cenato ad un’ora di notte, e a due andava a riposare, e lasciava la Ferretta insieme coll’Angiola che rassettassero i panni, e gli ordinassero per la mattina seguente. Come egli fu andato a dormire, ne venne Vulgam, e insieme colla Ferretta n’andò nel letto dell’Angiola, ed essendo domandata dalla Ferretta dove essa dormirebbe, disse che si starebbe nella stufa, e quando le paresse