Pagina:Novelle lombarde.djvu/196

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— Sarà forse, chi lo sa? un suo messo....» mi s’accostava ed era alcuno del villaggio, che tirando via diritto, mi salutava, e dicevami: — Che state a guardare, Menica? pare che aspettiate».

Ma un dì, sulla bass’ora, qualcheduno poggia, — Chi sarà?» Il mio cuore lo conobbe mezzo miglio lontano. Era lui. Misi un grido; gli corsi incontro come fuori di me, e quando rinvenni, era fra le sue braccia, ed esso mi guardava e piangeva. Pensi! un uomo di quella fatta piangeva. Capii ben io che c’era del male andare, e non fallai. Tra il crepacuore di vedersi tolto suo figliuolo, e tra le angherie di quel prepotente nemico, suo padre, mentre Mommolo era quassù, morì. Gli destinarono un tutore il quale non aveva altra voglia che di succhiargli il sangue, e di tenerlo più che potesse in sua soggezione; onde, allorchè gli parlò di me, non n’ebbe che delle beffe. Accorato di ciò, e invelenito da tanti guai sofferti, una volta che s’abbattè in quel ricco suo persecutore, se gli fece incontro, e con brave parole gli disse che ormai era tempo di cessar la guerra alla sua famiglia; che bastava assai l’avergli fatto crepare suo padre: si ricordasse che anche lui aveva da morire.

Non l’avesse mai detto! Quel signore andò a portarne querela, come fosse insultato. I Francesi non v’erano più, ma, diceva Mommolo, chi ha ragione sono sempre i denarosi, e per noi poveretti ogni bruscolo diventa una trave. Di fatto, ecco fuori un mandato di cattura, ed ecco il povero Mommolo ancora in ballo. Scappò, ma queste parti erano troppo lontane, e più non avevano la sicurezza di prima: onde dovette star nascosto presso qualche