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passato non mel ricordo: il vino m’ha fatto andare la memoria in acqua. Ma io voglio il presente: capisci? il presente. Ho sete, e l’acqua fa marcire i ponti. Voglio quattrini, perchè in fin dei fini ho da vivere anch’io; (e seguita quel gattiglioso con tono crescente) se udrai che avrò fatto qualche cattiva azione, la colpa di chi sarà? E se...

— No no, caro mio: ti calma; non mi far disperare; te ne darò. Oggi è giovedì: doman l’altro mi pagheranno, e faremo metà per uno. Ma per amor di Dio sta buono; non far del male, non rubare, non contrar debiti, e ricordati del Signore. Me lo prometti?»

Quel ghiotto, sotto la mano della moglie ammansito come una fiera da colui che le porge il cibo, la guarda con certi occhi rimbamboliti; e soggiunge: — Sì; starò quieto, farò bene. Ma tu vedi: le tue sono promesse di là da venire; e a me occorrerebbe ora qualche soldo. Guarda: a rovesciarmi non ho il seme d’un bezzo».

La Laurina si trae di tasca una mezza lira, e gliela mostra come si fa per mettere in sapore i fantolini, e — Te la darò per te: ma mi devi promettere una cosa».

L’occhio di lui s’è fatto di fuoco al mirare quella moneta. — Sì, sì; ti prometto: che cosa vuoi? dammela tosto.

— Promettimi (ella ripiglia) che oggi non andrai dal vinajo. Hai quella sottana che, già quindici giorni, ti hanno data a rattoppare. Lavora oggi a quella, domani ti pagano: hai que’ denari, e poi anche questi.

— Sì, dici vero», soggiunge colui, e sghignaz-