Pagina:Novelle lombarde.djvu/55

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Trarlo di là non avrebbero osato gli uomini: ma i cani, poco impacciandosi degli asili, aizzati scagliavansegli addosso, e non erano pochi. Egli rotava senza riguardo un randello, e a chi toccavano uomo o bestia, erano sue onde un guaire, un ringhiare di cani, un fremere di bravi, lì tra gli ordini del padrone e la venerazione del sagrato; un bestemmiare ancor più sonoro di don Alfonso, che al vedere trattati a quel modo, non solo gli uomini, ma fin le sue bestie, dimenticando ogni rispetto, spronava il cavallo addosso al miserabile, giurando gliela farebbe scontare, se avesse dovuto strapparlo d’in su gli altari .

In quella apparivano sullo spianato istesso don Alessandro e la sposa sua, accorsi al rumore. Gettarono uno sguardo su questa scena; ma ciò che più diede nell’occhio al Sirtori furono i tre scherani che, ritiratisi al cenno del padrone, postati dietro una fratta allo sbocco dello stradello, sporgevano le luride facce, curiosi di vedere come finiva. La Brigita, rimasta coll’angoscia dell’agnella quando vede e sente il lupo vagolare ululando attorno al debole steccato che la protegge, appena avvisò la dama, balzò, ed a precipizio corse ad essa, gridandole colla concisione dello spavento: — Signora, la mi salvi; cara lei, mi salvi, per amor di Dio».

Non sapeva ella chi costei fosse: ma il cuore delle donne è sempre così dischiuso alla compassione, che l’apparir di una viene riguardato dagli infelici come una consolazione, una sicurezza. Donn’Emilia in fatto, dipinta di pietà, scese di cavallo, e colla simpatia che tutti inchina alla gioventù ed alla bellezza, ma che le donne non ricusano mai a persone del loro sesso, presa fra le braccia la bella sbigot-