Pagina:Novellette e racconti.djvu/145

Da Wikisource.

novella lxxv. 135

LXXV.


Gli Scrittori plagiarj.


Homo homini lupus.


Lupo è l’uomo all’altr’uomo.


Quando uno può tôrre ad un altro, senza che questi se n’avvegga, pare che il mondo non si faccia molta coscienza di ciò. Io non voglio al presente già entrare in disputazioni di danari e di roba, chè sarebbe materia troppo grave; e io ne sarei stimato un maldicente e una rea lingua fuori di proposito. Ma dico solamente che noi, parte per natura, e parte per lasciar fare a natura più di quello che non avrebbe a fare, siamo inchinati a valerci di quello che non è nostro. Per al presente io non voglio altro esempio, fuorchè quello degli scrittori, i quali si può dire che si cavino la pelle l’un l’altro, e non cessino mai di rubacchiare questo da quello; e ognuno fa sfoggio dell’altrui, come di trovati suoi proprj. Noi potremmo dire che gli Antichi sono come certi poderi in comune, i quali, passando di secolo in secolo, hanno dato pastura ad uomini, a cavalli, a buoi ed altri animali; e ognuno ha accresciuto il proprio corpo con la sostanza di quelli. Ho veduti infiniti libri che erano quasi tutti uno; e chi n’avesse tratto fuori i pensieri qua d’Omero, colà di Virgilio, costà di Cicerone, colà di Plutarco, e vattene là, sarebbero rimasi carta bianca. Ho udito anche diverse prediche proferite con galante garbo e con un’azione che parea incantesimo, nelle quali l’oratore non avea altro di suo, fuorchè la voce, perch’io le avea già lette altre volte; e talora m’avvenne anche per caso le lessi dopo in altro linguaggio, donde l’avea tolte il dicitore che m’avea fatto maravigliare. Per un secolo intero il Petrarca fu fatto a brani da