Pagina:Nuovo discorso proemiale letto nell'Accademia di Filosofia Italica (Mamiani).djvu/8

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nelle pacate discussioni delle università e delle accademie, così hanno frequente del focoso e dell’avventato e da un estremo traboccano in altro e come fiotto marino sono dalle giornaliere passioni agitate.

§ VII. [Il secolo è empirico e discute i fondamenti d’ogni verità.] Niuna maraviglia pertanto che agl’ingegni così predisposti mancasse a poco a poco la voglia e il sapore delle altissime speculazioni, ed eziandio mancasse il vigore di proseguirle e di maturarle, quando interveniva necessità o desiderio d’imprenderle. Dal che è nata una incredibile ripugnanza e sconcordia ne’ nostri usi ed intendimenti: che da un lato fuggiamo ogni astrusa e lenta ricerca ed esaminazione dei sommi veri, e dall’altro sì pel naturale procedere della facoltà riflessiva e sì per certa baldanza sdegnosa e impaziente degli animi, ogni fondamento primo d’autorità, ogni credenza più venerabile e ogni disposizione essenziale del viver comune viene sindacata e discussa: e tutto il secolo si ravvolge in disegni ed imprendimenti di tali ammende riforme ed innovazioni di cui ciascuna implica a marcia forza l’esamina e la definizione d’un sovrano principio.

§ VIII. [Le guerre antiche paragonate alle moderne.] Non è malagevole a concepire che nella guerra dei sette anni o in quella più sanguinosa e ostinata per la successione di Spagna o nelle più antiche e bizzarre tra francesi, castigliani e tedeschi seguite in Lombardia e nel Regno, quando i popoli all’ambizione e cavalleria dei principi loro chetamente obbedivano e s’acconciavano, poco o nulla si ragionasse delle teoriche di Stato e di universali principii. Nemmeno ad alcuno darà ammirazione che le questioni dogmatiche insieme e giuridiche forte si freddassero poco avanti le trattazioni del congresso di Vesfalia, quando l’Europa azzuffavasi e battagliava assai meno per la libertà di coscienza o l’integrità del papato e della fede cattolica [Queste son fatte in nome d’alcun sovrano principio.] di quello che per accertare le mutazioni sopravvenute nei limiti e nelle giurisdizioni dei regni e trovar nuovi contrapesi alla bilancia politica. Ma in questa prima metà del secolo decimonono èssi mai sguainata veruna spada senza invocare in faccia a Dio e agli uomini la necessità e la forza d’un grande e universale principio?