 |
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. | |
XCV
Del tuo Fileno alla incerata avena
Ferma, Nice crudel, ferma le piante;
Mentre in tua lode ’l Pastorello amante
4Dolce fa risona la selva amena.
Vedi, come di gioja in questa arena
Tutto par ch’innamore ’l tuo sembiante,
Il feroce Leon, la Tigre errante,
8Il mar, che freme, il ciel, che ne balena.
Di sopra questo sasso ah ben vegg’io
Giungersi intorno a me del tuo bel nome
11Al ecco amato di Protheo la gregge:
Tutto vien’ad udirmi; é pieno il rio
De gl’umidi abitanti; e (non so come)
14Altra legge non han, che la tua legge.
XCVI
Erra d’intorno a me l’ombra onorata
Di quella dolce, incantatrice Donna,
Che cinta or de piú lucida corona
4Splende fra gl’Astri alla mia fede ingrata.
Io la riveggo in torvo aspetto irata;
Or m’accusa, or mi siegue, or m’abbandona;
L’orribil voce mi spaventa, e sona,
8Comme fiamma di Giove in ciel vibrata.
Qual misero destin (o Dei!) qual forte
Amor mi dié! veggo la face mia,
11Fuggo, tremo, m’aghiaccio, e non son forte:
M’accordo allor, che al fianco in ogni via
La seguitai: o quanto, Amor, la morte
14Quanto fa, quanto mutta, quanto oblia!
