Pagina:Occhi e nasi.djvu/138

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

— 137 —

gliamone quattro..., ma oh! facciamo una cosina alla svelta, perchè ho un appetito da lupi!

E qui il dialogo rimane interrotto per qualche minuto, tanto che il cuoco (sempre nell’immaginazione di Scampolino) abbia il tempo di friggere le quattro costolette panate.

Appena Scampolino si figura che le quattro costolette siano in tavola, attacca un gran morso nella midolla del pane, e ripiglia mentalmente il filo del suo discorso col cameriere:

— (masticando la midolla). Queste costolette potrebbero essere migliori!

— Eppure è una carne squisita!

— E invece, al sapore, le paiono costolette di pane.... E dopo, che cosa mi dài?

— Vuole due tordi arrosto?

Ne prenderò quattro: tre per me, e uno lo regalerò al primo povero che incontro per la strada. Se tu sapessi, caro mio, che cos’è un tordo arrosto per tanta povera gente condannata tutto l’anno a mangiare pan solo! —

E il dialogo a questo punto rimane interrotto daccapo, perchè l’arrosto di tordi abbia tutto il tempo (sempre nell’immaginazione di Scampolino) di cuocere o di pigliare il colorino simpatico della nocciuola.

Appena l’arrosto è pronto, Scampolino mette in bocca un altro grosso pezzo di pane, e ricomincia mentalmente il suo dialogo così:

— Ahimè! Quest’arrosto di tordi ha un gran difetto! Sarebbe?...