Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/218

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ODE OLIMPIA X 183


Doricio Corinzio toccò.
E Samo, figliuol d’Alirozio,


Antistrofe

da Mantinea, con quattro cavalle.
Al segno pervenne di Fràstore
il dardo. E rotando la mano, scagliò piú lontano di tutti
Nicèa la gran pietra: gli amici
levarono altissime grida.
Calava la sera; e la luna
raggiò la sua placida luce.


Epodo

E suonò tutto il sacro recinto di canti, di feste gioconde,
di riti d’encomio; ed anche ora,
seguendo l’origine prisca, diremo
la gioia dell’inclita vittoria; diremo il fragore
del tuono, ed il dardo vibrato
da fiammea mano,
il rutilo folgore
rombante di Giove,
che con la sua forza soggioga ogni forza:
e al suono d’armonici calami si mescano i cantici molli


V


Strofe

che già presso all'acque di Dirce
suonarono. Or, come un figliuolo
legittimo è caro al mortale che va per la via che dilungasi