Vai al contenuto

Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) I.djvu/97

Da Wikisource.
64 LE ODI DI PINDARO


col quale i Celesti
lo resero eterno, ne fece
presente agli amici mortali.
Se un uom si lusinga d’eludere i Numi, ei s’inganna.
Per questo, i Celesti di nuovo
a efimera vita mortale respinsero il figlio.
Ed ei, poi che il fiore degli anni
di negra lanugine il mento
gli ombrava, bramò sua consorte


Antistrofe

Ippodamía: ché le nozze il padre ne offría, re di Pisa.
Soletto nel buio, venuto alla spiaggia
del mare spumoso,
il Dio del tridente
dall’ululo lungo chiamò.
Dinanzi gli apparve. Egli disse:
«Se i doni di Cípride han grazia per te, d’Enomào
la cuspide bronzea spezza,
Posídone, e me sovra cocchio fulminëo spingi
nell’Elide, sàcrami a gloria.
Già tredici eroi, convenuti
suoi generi, spense; e le nozze


Epodo

schivò. Non seduce un eccelso pericolo l’anime imbelli.
Ma chi sacro è a morte, perché la vecchiaia,
ignoto, nel buio confitto, vorrà vanamente durare,
orbato di tutti gli onori? Ben io questa prova
affronto; e tu prospero concedi l’evento.