Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) II.djvu/44

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ODE ISTMIA I 41




Epodo

il figlio d’Ifícle, che aveva comune coi Sparti la stirpe,
di Tíndaro il figlio, che l’alta Terapne abitava in Acaia.
Salvete! — A Posídone e all’Istmo santissimo il canto
cingendo, e alle spiagge d’Onchesto, farò che risuonino
i pregi che adornan quest’uomo: dirò di suo padre Asopòdoro
la fulgida sorte,


III


Strofe

la terra d’Orcòmeno avita dirò, che, quando era
travolto da fiera burrasca,
nella tremenda iattura, rifugio gli diede
dal flutto infinito.
Ora di nuovo la prisca serenità su lui fulge
ingènita in lui dalla sorte. Chi lungo travaglio
sostenne pensoso, sa pure che sia previggenza.


Antistrofe

Se tutto l’èmpito alcuno rivolge a virtú,
ed oro profonde e fatiche,
freno si ponga ad Invidia, magnanimo elogio
si porga a chi tanto
seppe trovare. Ché al saggio facile è offrir guiderdone
di buone parole, a compenso d’egregie fatiche,
e il pubblico onore levare su solide basi.