Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) II.djvu/76

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ODE NEMEA X 73


tre ne la sacra pianura, pei giochi di Adrasto ne ottenne.
Giove, quanto egli ora brama non dice: ogni evento è in te posto:
certo, chiedendo tal grazia,
non ei nell’audacia confida; ma in cuor che fatica non teme.


Epodo

Cose ben note a lui canto, e a chi si cimenta pei vertici
sommi di gloria: ebbe Pisa la regola somma d’Alcíde,
Ma dei preludi le voci dolcissime lui nelle feste
sacre d’Atene, tre volte
celebre resero. E dentro la creta riarsa dal fuoco,
d’Era alla nobile gente giungea dell’olivo la bacca
nel grembo a dedàlei vasi.

III


Strofe

Dei german’ di tua madre alla chiara progenie è retaggio, o Teèo,
la gloria dei pubblici agoni,
grazie alle Càriti, grazie a Tíndaro, ai figli. — Se fossi
sangue di Tràsiclo e Antía,
certo vorrei che il mio sguardo in Argo fulgor non perdesse.
Deh! Quanti fior di vittorie li ornava sottessa l’equestre
rocca di Preto, e nei fondi
corinzi recessi! e ben quattro ne colsero presso i Cleóni.