Pagina:Odi e inni.djvu/109

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il ritorno 83

                         Dolce.... errare
                         60op...
                         dolce.... il nulla.

                    E il dolce canto s’annullò nell’aria;
               nè più cantò che il mare su la spiaggia
               con lo sciacquare dell’eterne ondate.
               65E presso il cuore d’Odisseo dormente,
               gemeva il fonte d’Aretusa, noto
               alla sua cara fanciullezza estinta.
               E nell’antro sonava il sottil fischio
               delle spole immortali, e il lento tonfo
               70degli immortali pettini: le ninfe
               tessean tuttora su’ telai di pietra.
               E nell’olivo grande, alto, fronzuto,
               errava qualche squittinìo d’uccello
               che s’era desto; e qualche arguta stilla
               75gocciava su le nere alghe del lido:
               chè la nebbietta, a ritardare il giorno,
               dai cupi botri qua e là fumava,
               simile a placido alito di sonno.
               E l’eroe si svegliò. Sobbalzò tetro
               80ai primi raggi che di tra la nebbia
               uscian, dell’alba; e tutto era mutato;
               e tutto gli mostrava altri sembianti:
               le lunghe strade ed i tranquilli approdi,
               e le rupi scoscese e i casolari
               85da cui s’alzava, sfaccendando, il fumo.
               E i peri e i meli gli fiorian diverso
               da quel che, assenti, nella sua memoria,
               gli avean per dieci e dieci anni fiorito
               perennemente. E non udì nell’antro
               90stridere lievi i pettini e le spole
               delle sue ninfe, ed a’ suoi piedi invano