Pagina:Odi e inni.djvu/130

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104 inni



ii


Ma non venivi, io ricordo,
da Lacedemone cava
tu; nè tuoi figli ora lava
     l’Eurota sonante di canne,
25e non li bea nelle nove capanne
     l’arguto eptacordo.

Nè tu da Tespie o da Cirra,
nè dalla ricca Corinto;
dove l’etère dal cinto
     30leggiadro hanno i mille lavacri;
mille fanciulle vi bruciano lacrime
     bionde di mirra.

Te questo lido mandava, ch’Esperio
     fu detto; e la gente
35ch’ospite accolse i penati e l’imperio
     di Roma morente.
Chè se uno squillo si senta
     passar su Romagna la forte;
tutti d’un cuore s’avventano
     40tumultuando alla morte.


iii


Oh! non da Sparta la possa,
nè tu la voglia pugnace,
nè l’ubbidire che tace,