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ad antonio fratti | 105 |
tra sè venerando il destino,
45nè tu da Sparta l’avesti, o latino,
la clamide rossa.
So che al fuggevole Alfeo,
Sparta, e nei borri d’Itome
rossi passavano, come
50ruscelli di sangue, i guerrieri
tuoi, su le tibie intonando embatèri
del vecchio Tirteo.
Ma più vivaci, strie lunghe di fuoco,
gittò le sue turbe
55fulvo un eroe, perseguendo nel fioco
crepuscolo l’Urbe...
Ciò fu nei tempi che ai monti
stridevano ancor le Chimere,
quando nei foschi tramonti
60Centauri calavano a bere...
iv
Altri, altri tempi, che prischi
chiama lo stanco sorriso
nostro! Egli dorme in un’isola,
immemore di cavalcate:
65dorme, ed intorno la stridula estate
riempie i lentischi.