Pagina:Odi e inni.djvu/136

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110 inni

che il cielo coi fulmini accende,
che rode all’abisso i pilastri,
che mugge nei mari, che pende
80lassù taciturna dagli astri...
Lasciate alla Morte la guerra!
Voi, dite su l’umile terra:
«S’io pur fui cattivo, sii buono
84tu dunque! perdono!»

Lasciate alla Morte la messe
degli uomini! O popolo umano,
nei campi che il fato ti elesse,
88tu mieti pensoso il tuo grano!
Non sangue, non lagrime! Il sangue
lasciatelo nelle sue vene!
Schiudete la carcere esangue,
92sciogliete le ignave catene!
Lasciate la morte alla Morte!
Voi stando su l’orride porte
gridate: «Tu sei ciò ch’io sono!
96fratello, io perdono!»

Astro del fato, cometa
ch’erri nell’ombra inquieta
     cercando la fragile terra,
100astro, l’arrivi, e pur, muto
senti che n’esce l’acuto
     bramire degli uomini in guerra:
passi in un attimo, o face
104dell’infinito; sei lunge;
quando nei ceruli spazi
     ti giunge
l’ululo d’odi non sazi:
     108poi... pace!