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Pagina:Odi e inni.djvu/147

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andrèe 121


oh! mille e mille e mille occhi, nel raggio
che ardeva a lui sul capo; ed, in un punto,
37a quelli occhi che vide in un miraggio

subito, immenso, annunziò: Son giunto!


iii


Allor, sott’esso, grave sonò l’inno
degl’iperborei sacri cigni: un lento,
41interrotto, d’ignote arpe tintinno;

un rintocco lontano, ermo, tra il vento,
di campane; un serrarsi arduo di porte
44grandi, con chiaro clangere d’argento.

Nè mai quel canto risonò più forte
e più soave. Dissero che intorno
47sola, pura, infinita era la morte.

E venne, all’uomo alato, odio del giorno
che sorge e cade, venne odio del vano
50andare ch’ama il garrulo ritorno.

Egli era in alto, al colmo: era l’umano
fato a’ suoi piedi. Andrèe si sentì solo,
53si sentì grande, si sentì sovrano,