Pagina:Odissea (Morino).djvu/6

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pianta, venisse poi ingrandito da poeti posteriori. Altri invece vedono in Omero un poeta che ravvivò, trasformò la materia rude tramandatagli dai predecessori e la improntò del suo ingegno sovrano. Ma potrebbe anche darsi che questa materia rimaneggiata o semplicemente ordinata da Omero in unità di poema, non fosse cosí rozza e primitiva, come credono alcuni; che il valore poetico non sia soltanto di Omero, ma di coloro che lo precedettero; che di cantori dotati di singolari virtù poetiche ve ne siano stati anche prima di lui. Comunque sia la cosa, l’Iliade e l’Odissea non cessano di essere due monumenti insigni del genio greco. Da essi provenne ogni altra forma di greca poesia, e si può anche dire che da essi, come da fonte primitiva, derivò tutta la poesia posteriore.

La contenenza mitica dei due poemi è parte della leggenda troiana. Il ratto di Elena per opera di Paride fece sorgere una lunga guerra fra i principi greci congiurati a vendicare l’offesa recata ad uno di essi, e la città asiatica, patria di Paride, sulla quale regnava Priamo padre del rapitore. L’Iliade è un episodio di questa leggenda, e si riferisce al tempo in cui i Greci cingono d’assedio la città nemica.


Argomento dell’«Iliade». Nel campo greco scoppia una fiera pestilenza, perché Agamennone non volle restituire a Crise, sacerdote di Apollo, la figlia Criseide, schiava del duce supremo. Al diniego Agamennone aggiunge gli oltraggi; e il dio sdegnato manda sul campo il crudo morbo. Allora l’Atride cede ai consigli dell’indovino Calcante, e si dispone a ridare la fanciulla al padre, ma a condizione che Achille gli ceda la sua schiava Briseide. Di qui un terribile litigio fra i due principi, sedato solo da Atena che interviene a calmare l’ira feroce dei contendenti. Achille si ritira offeso ed oltremodo addolorato nella sua tenda; Briseide è condotta ad Agamennone.

La madre di Achille, Tetide, sale all’Olimpo da Giove e lo prega di vendicarle il figlio. Il dio promette con solenne giuramento. Seguono indi molti combattimenti fra Greci e Troiani, dai quali questi si partono vittoriosi, e talmente la fortuna della guerra li seconda, che arrivano perfino al punto di incendiare le navi greche tratte lungo il lido. Achille allora manda il carissimo Patroclo, vestito delle sue armi, a respingere il furioso assalto dei nemici. Patroclo è ucciso da Ettore, figlio di Priamo. Achille finalmente, non per aiutare i suoi, ma per vendicare l’amico, vestito delle armi che gli fabbricava Vulcano, irrompe contro i Troiani, assale Ettore e l’uccide; quindi, supremo