Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/145

Da Wikisource.
130 odissea

Non altrimenti sen venia radendo
Molte onde e molte l'Argicida Ermete.70
Ma tosto che fu all'isola remota,
Salendo allor dagli azzurrini flutti,
Lungo il lido ei sen gïa, finchè vicina
S'offerse a lui la spazïosa grotta,
Soggiorno della Ninfa il crin ricciuta,75
Cui trovò il Nume alla sua grotta in seno.
     Grande vi splendea foco, e la fragranza
Del cedro ardente, e dell'ardente tio
Per tutta si spargea l'isola intorno.
Ella, cantando con leggiadra voce,80
Fra i tesi fili dell'ordita tela
Lucida spola d'òr lanciando andava.
Selva ognor verde l'incavato speco
Cingeva: i pioppi vi cresceano, e gli alni,
E gli spiranti odor bruni cipressi;85
E tra i lor rami fabbricato il nido
S'aveano augelli dalle lunghe penne,
Il gufo, lo sparviere, e la loquace
Delle rive del mar cornacchia amica.
Giovane vite di purpurei grappi90
S'ornava, e tutto rivestia lo speco.
Volvean quattro bei fonti acque d'argento,
Tra sè vicini prima, e poi divisi