Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/144

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libro quinto 129

Scheria le rive, sospirando, attinga;
E i Feaci l'accolgano, che quasi45
Degl'Immortali al par vivon felici.
Essi, qual Nume, onoreranlo, e al dolce
Nativo loco il manderan per nave,
Rame in copia darangli, ed oro, e vesti,
Quanto al fin seco dalla vinta Troja50
Condotto non avria, se con la preda,
Che gli toccò, ne ritornava illeso:
Chè la patria così, gli amici, e l'alto
Riveder suo palagio, è a lui destino.
     Obbedì il prode messaggiero. Al piede55
S'avvinse i talar belli, aurei, immortali,
Che sul mare il portavano, e su i campi
Della terra infiniti, al par col vento.
Poi l'aurea verga nelle man recossi,
Onde i mortali dolcemente assonna,60
Quanti gli piace, e li dissonna ancora,
E con quella tra man l'aure fendea.
Come presi ebbe di Pieria i gioghi,
Si calò d'alto, e si gittò sul mare:
Indi l'acque radea velocemente,65
Símile al laro, che pe' vasti golfi
S'aggira in traccia de' minuti pesci,
E spesso nel gran sale i vanni bagna.