Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/234

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libro ottavo 219

E a te della tua donna, e degli amici,
Donde lungi, e tra i guai, gran tempo vivi,545
Giove conceda i desïati aspetti.
     Salve, gli replicò subito Ulisse,
Amico, e tu. Gli abitator d’Olimpo
Dianti felici dì; nè mai nel petto
Per volger d’anni uopo, o desir ti nasca550
Di questa spada, ch’io da te ricevo,
Benchè placato già sol da’ tuoi detti.
Tacque; e il buon brando agli omeri sospese.
     Già dechinava il Sole, e innanzi a Ulisse
Stavano i doni. Gli onorati araldi555
Nella reggia portaro i doni eletti,
Che dai figli del Re tolti, e all’augusta
Madre davante collocati furo.
Alcinoo entrò alla reggia, e seco i Prenci,
Che altamente sedero; e del Re il sacro560
Valore in forma tal parlò ad Arete:
Donna, su via, la più sald’arca, e bella,
Fuor traggi, ed una tunica vi stendi,
E un manto, di cui nulla offenda il lustro.
Scaldisi in oltre allo stranier nel cavo565
Rame sul foco una purissim’onda,
Perch’ei, le membra asterse, e visti in bello
Ordin riposti de’ Feaci i doni,