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Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/235

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220 odissea

Meglio il cibo gli sappia, e più gradito
Scendagli al core per l’orecchio il canto.570
Io questa gli darò di pregio eccelso
Mia coppa d’oro, acciò non sorga giorno,
Ch’ei d’Alcinoo non pensi, al Saturníde
Libando nel suo tetto, e agli altri Numi.
     Disse; ed Arete alle sue fanti ingiunse575
Porre il treppiede in su le brace ardenti.
Quelle il treppiede in su le ardenti brace
Posero, e versâr l’onda, e le raccolte
Legne accendeanvi sotto: il cavo rame
Cingean le fiamme, e si scaldava il fonte.580
Arete fuor della secreta stanza
Trasse dell’arche la più salda, e bella,
E tutti con la tunica, e col manto
Vi allogò i doni in vestimenta, e in oro.
Indi assennava l’ospite: Il coverchio585
Metti tu stesso, e bene avvolgi il nodo,
Non forse alcun ti nuoccia, ove te il dolce
Sonno cogliesse nella negra nave.
     L’accorto eroe, che non udilla indarno,
Mise il coverchio, e l’intricato nodo590
Prestamente formò, di cui mostrato
Gli ebbe il secreto la dedalea Circe.
E qui ad entrar la dispensiera onesta