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266 odissea

Se di poppa dovessi in mar lanciarmi,
O soffrir muto, e rimaner tra i vivi.70
Soffrii, rimasi: ma, coverto il capo,
Giù nel fondo io giacea, mentre le navi,
Che i compagni di lutto empieano indarno,
Ricacciava in Eolia il fiero turbo.
     Scendemmo a terra, acqua attignemmo, e a mensa75
Presso le navi ci adagiammo. Estinta
Del cibarsi, e del ber l’innata voglia,
Io con un de’ compagni, e con l’araldo,
M’inviai d’Eolo alla magion superba;
E tra la dolce sposa, e i figli cari80
Banchettante il trovai. Sul limitare
Sedevam della porta. Alto stupore
Mostraro i figli, e con parole alate,
Ulisse, mi dicean, come venistu?
Qual t’assalì Demone avverso? Certo85
Cosa non fu da noi lasciata indietro,
Perchè alla patria, e al tuo palagio, e ovunque
Ti talentasse più, salvo giungessi.
Ed io con petto d’amarezza colmo:
Tristi compagni, e un sonno infausto a tale90
Condotto m’hanno. Or voi sanate, amici,
Che il potete, tal piaga. In questa guisa
Le anime loro io raddolcir tentai.