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276 odissea

Venne rapido Euriloco alla nave.
Ma non potea per iterati sforzi320
La lingua disnodar: gonfi portava
Di pianto i lumi, e un vïolento duolo
L’alma gli percotea. Noi, figurando
Sventure nel pensier, con maraviglia
L’interrogammo; ed ei l’eccidio al fine325
De’ compagni narrò: Nobile Ulisse,
Attraversato delle querce il bosco,
Come tu comandavi, eccoci a fronte
Magion construtta di politi marmi,
Che di mezzo a una valle alto s’ergea.330
Tessea di dentro una gran tela, e canto
Donna, o Diva, chi ’l sa? stridulo alzava.
Voce mandaro a lei. Levossi, e aperse
Le porte, e ne invitò. Tutti ad un corpo
Nella magion disavvedutamente335
Seguianla: io no, che sospettai di frode.
Svaniro insieme tutti; e per istarmi
Lungo, ch’io feci, ad esplorare assiso,
Traccia d’alcun di lor più non m’apparve.
     Disse; ed io grande alle mie spalle, e acuta,340
Spada d’argento bullettata appesi,
Appesi un valid’arco, e ingiunsi a lui,
Che innanzi per la via stessa mi gisse.