Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/303

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288 odissea

     Rompere il core io mi sentii. Piagnea,
Su le piume giacendomi, nè i raggi620
Volea del Sol più rimirare. Al fine,
Poichè del pianger mio, del mio voltarmi
Su le piume io fui sazio, Or qual, ripresi,
Di tal viaggio sarà il Duce? All’Orco
Nessun giunse finor su negra nave.625
     Per difetto di guida, ella rispose,
Non t’annojar. L’albero alzato, e aperte
Le tue candide vele, in su la poppa
T’assidi, e spingerà Borea la nave.
Come varcato l’Oceáno avrai,630
Ti appariranno i bassi lidi, e il folto
Di pioppi eccelsi, e d’infecondi salci
Bosco di Proserpína: a quella piaggia,
Che l’Oceán gorghiprofondo batte,
Ferma il naviglio, e i regni entra di Pluto.635
Rupe ivi s’alza, presso cui due fiumi
S’urtan tra lor romoreggiando, e uniti
Nell’Acheronte cadono: Cocito,
Ramo di Stige, e Piriflegetonte.
Appréssati alla rupe, ed una fossa,640
Che un cubito si stenda in lungo, e in largo,
Scava, o prode, tu stesso; e mel con vino,
Indi vin puro, e limpidissim’onda,