Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/332

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libro undecimo 317

Di donna, che sì atroci opre commetta,
Come questa infedel, che il danno estremo545
Tramò, cui s’era vergine congiunta.
Lasso! dove io credea, che, ritornando,
Figliuoli, e servi m’accorrian con festa,
Costei, che tutta del peccar sa l’arte,
Sè ricoprì d’infamia, e quante al Mondo550
Verranno, e le più oneste anco, ne asperse.
     Oh quanta, io ripigliai, sovra gli Atridi
Le femmine attiraro ira di Giove!
Fu di molti de’ Greci Elena strage,
E a te, cogliendo dell’assenza il tempo,555
Funesta rete Clitennestra tese.
     Quindi troppa tu stesso, ei rispondea,
Con la tua donna non usar dolcezza,
Nè il tutto a lei svelar, ma parte narra
De’ tuoi secreti a lei, parte ne taci.560
Benchè a te dalla tua venir disastro
Non debba: chè Penelope, la saggia
Figlia d’Icario, altri consigli ha in core.
Moglie ancor giovinetta, e con un bimbo,
Che dalla mamma le pendea contento,565
Tu la lasciavi, navigando a Troja:
Ed oggi il tuo Telemaco felice
Già s’asside uom tra gli uomini, e il diletto