Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/342

Da Wikisource.

libro undecimo 327

De’ prodi, che spariro, è omai gran tempo.
E que’ duo forse mi sarien comparsi,795
Ch’io più veder bramava, eroi primieri,
Teseo, e Piritoo, glorïosa prole
Degl’immortali Dei. Ma un infinito
Popol di spirti con frastuono immenso
Si ragunava; e in quella un improvviso800
Timor m’assalse, non l’orribil testa
Della tremenda Gorgone la Diva
Proserpina inviasse a me dall’Orco.
Dunque senza dimora al cavo legno
Mossi, e ai compagni comandai salirlo,805
E liberar le funi; ed i compagni
Ratto il saliano, e s’assidean su i banchi.
Pria l’aleggiar de’ remi il cavo legno
Mandava innanzi d’Oceàn su l’onde:
Poscia quel, che levossi, ottimo vento.810