Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/50

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libro secondo 35

Che si volsero in giro, e, l’ali folte
Starnazzando, e mirando a tutti in faccia,195
Morte auguraro: al fin, poichè a vicenda
Con l’unghie il capo insanguinato e il collo
S’ebber, volaro a destra, e dileguârsi
Della città su per gli eccelsi tetti.
Maravigliò ciascuno; e ruminava200
Fra sè, quai mali promettesse il fato.
     Quivi era un uom di molto tempo, e senno,
Di Mastore figliuol, detto Aliterse,
Che nell’arte di trar dagli osservati
Volanti augelli le future cose,205
Tutti vinceva i più canuti crini.
Itacesi, ascoltatemi, e più ancora
M’ascoltin, disse, i Proci, a cui davante
S’apre un gran precipizio. Ulisse lungi
Da’ cari suoi non rimarrà molt’anni.210
Che parlo? Ei spunta, e non ai soli Proci
Strage prepara, e morte: altri, e non pochi
Che abitiam la serena Itaca, troppo
Ci accorgerem di lui. Consultiam dunque,
Come gli amanti, che pel meglio loro215
Cessar dovrian per sè, noi raffreniamo.
Uom vi ragiona de’ presagi esperto
Per lunghissima prova. Ecco maturo