Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/528

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libro decimottavo 147

Col cinto ai lombi, e pallido la faccia,
Gli schiavi a forza il conducean: su l’ossa95
Tremavangli le carni. Antinoo allora
Prendealo a rimbrottar: Millantatore,
Perchè or non muori, o a che nascesti un giorno,
Tu, che sì temi, e tremi uom dagli affanni
Non men, che dall’età, snervato e domo?100
Ma odi quel, che di te fia. Se a terra
Con vincitrice man colui ti mette,
Io te gettato in una ratta nave
Manderò nell’Epiro al Rege Echeto,
Flagello de’ mortali; il qual ti mozzi105
Gli orecchi, e il naso con acerbo ferro,
E, da stracciarsi crudi, a un can vorace
Butti gli svelti genitali in preda.
     Un tremor gli entrò in corpo ancor più forte:
Ma il condusser nel mezzo. I due campioni110
Le mani alzaro: dubitava Ulisse,
Se del pugno così dar gli dovesse,
Che lui caduto abbandonasse l’alma,
O atterrarlo, e non più, con minor colpo.
Questo partito scelse, onde agli Achivi115
Celarsi meglio. Iro la destra spalla
Ad Ulisse colpì; ma Ulisse in guisa
Sotto l’orecchia l’investì nel collo,