Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/538

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libro decimottavo 157

Belle conducean vittime, gli amici
Per convitar della bramata donna,345
E doni a questa offrian: non già l’altrui
Struggeano impunemente a mensa assisi.
     Disse, e l’eroe gioì, ch’ella in tal modo
De’ Proci i doni procurasse, e loro
Molcesse il petto con parole blande,350
Mentre in fondo del cor altro volgea.
     Ma così Antinoo allor: Nobil d’Icario
Figlia, saggia Penelope, ricevi
I doni, che gli Achei già per offrirti
Sono, e cui fora il ricusar stoltezza:355
Ma noi di qua non ci torrem, se un prima
De’ più illustri fra noi te non acquista.
     Piacquero i detti; e alla sua casa ognuno
Per li doni spedì. L’araldo un grande
Recò ad Antinoo, e vario, e assai bel peplo,360
Che avea dodici d’òr fibbie lampanti
Con ardiglioni ben ricurvi attate.
Eurimaco un monile addur si fece,
D’oro, e intrecciato d’ambra, opra da insigne
Mastro sudata, che splendea, qual Sole.365
Due serventi portaro a Euridamante
Finissimi orecchini a tre pupille,
Donde grazia infinita uscia di raggi.