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172 odissea

Reca, e una pelle, ove, sedendo, m’oda
L’ospite favellargli, e mi risponda.120
     Disse; e la dispensiera un liscio scanno
Recò in fretta, e giù pose, e d’una densa
Pelle il coprì. Vi s’adagiava il molto
Dai casi afflitto, e non mai domo, Ulisse,
Cui Penelope a dir così prendea:125
Ospite, io questo chiederotti in prima.
Chi? di che loco? e di che stirpe sei?
     E Ulisse, che più là d’ogni uomo seppe:
Donna, esser può giammai pel Mondo tutto
Chi la lingua snodare osi in tuo biasmo?130
La gloria tua sino alle stelle sale,
Qual di Re sommo, che sembiante a un Nume,
E su molti imperando uomini, e forti,
Sostiene il dritto: la ferace terra
Di folti gli biondeggia orzi, e frumenti,135
Gli arbor di frutti aggravansi, robuste
Figlian le pecorelle, il mar dà pesci
Sotto il prudente reggimento, e giorni
L’intera nazïon mena felici.
Ma pria, che della patria, e del lignaggio,140
Di tutt’altro mi chiedi, acciò non cresca
Di tai memorie il dolor mio più ancora.
Un infelice io son, nè mi conviene