Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/552

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libro decimonono 171

Qual fosse, o in quale stato a me s’offrisse,
Del mio largia: molti avea servi, e nulla95
Di ciò mi venia meno, ond’è chiamato
Ricco, e beata l’uom vita conduce.
Ma Giove, il figlio di Saturno, e nota
La cagione n’è a lui, disfar mi volle.
Guarda però, non tutta un giorno cada,100
Donna, dal viso tuo quella beltade,
Di cui fra l’altre ancelle or vai superba:
Guarda, non monti in ira, e ti punisca
La tua padrona; o non ritorni Ulisse,
Come speme ne’ petti ancor ne vive.105
E s’ei perì, tal per favor d’Apollo
Fuor venne il figlio dell’acerba etade,
Che femmina, di cui sien turpi i fatti,
Mal potria nel palagio a lui celarsi.
     Udì tutto Penelope, e l’ancella110
Sgridò repente: O temerario petto,
Cagna sfacciata, io pur nelle tue colpe,
Che in testa ricadrannoti, ti colgo.
Sapevi ben, poichè da me l’udisti,
Ch’io lo straniero interrogar volea,115
Un conforto cercando in tanta doglia.
     Dopo questo, ad Eurinome si volse
Con tali accenti: Eurinome, uno scanno