Vai al contenuto

Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/551

Da Wikisource.
170 odissea

Tutto d’avorj, e argenti avea commesso,
Le collocaro: sostenea le piante70
Un polito sgabello. In questa sede
La madre di Telemaco posava.
Venner le ancelle dalle bianche braccia
A tor via dalle mense il pan rimasto,
E i vôti nappi, onde bevean gli amanti.75
Poi dai bracieri il mezzospento foco
Scossero a terra, e nuove legna, e molte,
Sopra vi accatastâr, perchè schiarata
La sala fosse, e riscaldata a un tempo.
Melanto allor per la seconda volta80
Ulisse rampognava: Ospite, adunque
La notte ancor t’avvolgerai molesto
Per questa casa, e adocchierai le donne?
Fuori, sciagurato, esci, e del convito,
Che ingojasti, t’appaga; o ver, percosso85
Da questo tizzo, salterai la soglia.
     Con torvo sguardo le rispose Ulisse:
Malvagia, perchè a me guerra sì atroce?
Perchè la faccia mia forse non lustra?
Perch’io mal vesto, e, dal bisogno astretto,90
Qual tapino uomo, e vïandante, accatto?
Felice un giorno anch’io splendidi ostelli
Tra le genti abitava, e ad un ramingo,