Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/550

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libro decimonono 169

Tenendo in mano una lucerna d’oro,
Chiarissimo spargea lume d’intorno.45
E Telemaco al padre: O padre, quale
Portento! Le pareti, ed i bei palchi,
E le travi d’abete, e le sublimi
Colonne a me rifolgorare io veggio.
Scese, io credo, qua dentro alcun de’ Numi.50
     Taci, rispose Ulisse: i tuoi pensieri
Rinserra in te, nè cercare oltre. Usanza
Degli abitanti dell’Olimpo è questa.
Or tu vanne a corcarti: io qui rimango,
Le ancelle a spiar meglio, e della saggia55
Madre le inchieste a provocar, che molte
Certo, ed al pianto miste, udire avviso.
     Disse; e il figliuolo indi spiccossi, e al vivo
Delle faci splendor nella remota
Cella si ritirò de’ suoi riposi,60
L’Aurora ad aspettar: ma nella sala,
Strage con Palla agli orgogliosi Proci
Architettando, rimanea l’eroe.
     La prudente Reina intanto uscia
Pari a Diana, e all’aurea Vener pari,65
Della stanza secreta. Al foco appresso
L’usato seggio di gran pelle steso,
E cui d’Icmalio l’ingegnosa mano