Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/56

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libro secondo 41

Compiea mai sempre. Il tuo vïaggio a vôto
Non andrà, qual temer, dove tu figlio345
Non gli fossi, io dovrei. Vero è, che spesso
Dal padre il figlio non ritrae: rimane
Spesso da lui lungo intervallo indietro,
E raro è assai, che aggiungalo, od il passi.
Ma senno a te non verrà men, nè ardire,350
Ed io vivere Ulisse in te già veggo.
Lieto dunque degli atti il fine spera:
Nè t’anga il vano macchinar de’ Proci,
Che non sentono incauti, e ingiusti al paro,
La nera Parca, che gli assal da tergo,355
Ed in un giorno sol tutti gli abbranca.
Io, d’Ulisse il compagno, un tale ajuto
Ti porgerò, che partirai di corto
Su parata da me celere nave,
E con me stesso al fianco in su la poppa.360
Orsù, rientra nel palagio, ai Proci
Nuovamente ti mostra, ed apparecchia
Quanto al viaggio si richiede, e il tutto
Riponi: il bianco nelle dense pelli
Gran macinato, ch’è dell’uom la vita,365
E nell’urne il licor, che la rallegra.
Compagni a radunarti in fretta io movo,
Che ti seguano allegri. Ha su l’arena