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Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/61

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46 odissea

Senza un Nume non è questo consiglio.
Ma giura, che alla madre, ov’aura altronde470
Non le ne giunga prima, e ten richiegga,
Nulla dirai, che non appaja in cielo
La dodicesm’Aurora; onde col pianto
Al suo bel corpo ella non rechi oltraggio.
     L’ottima vecchia il giuramento grande475
Giurò de’ Numi; e a lui versò ne’ cavi
Otri, versò nell’anfore capaci,
Le candide farine, e il rosso vino.
Ei, nella sala un’altra volta entrato,
Tra i Proci s’avvolgea: nè in questo mezzo480
Stavasi indarno la Tritonia Palla.
Vestite di Telemaco le forme,
Per tutto si mostrava, ed appressava
Tutti, e loro ingiungea, che al mare in riva
Si raccogliesser nottetempo, e il ratto485
Legno chiedea di Fronio al figlio illustre,
A Noemòn, cui non chiedealo indarno.
S’ascose il Sole, e in Itaca omai tutte
S’inombravan le vie. Minerva il ratto
Legno nel mar tirò, l’armò di quanto490
Soffre d’arnesi un’impalcata nave,
E al porto in bocca l’arrestò. Frequenti
Si raccoglieano i remator forzuti